Le Donne Saccenti

Commedia farsesca in due tempi di Molière

Gruppo teatrale IL CANOVACCIO
Adattamento e regia: Antonello Pagotto

Personaggi ed interpreti:
Crisalo: Jan Ivascu
Filaminta: Anna Moro
Armanda: Anna-Rita Di Muro
Enrichetta: Elisa Testini
Aristo: Gianluca Meis
Belisa: Graziella Ciampa
Clitandro: Riccardo Testini
Trissottino: Francesco Bosco
Martina: Siro Fassina
Il notaio: Paolo Sarnelli

Luci e fonica:
Mario Fabbroni





PRESENTAZIONE

Saccenti, Intellettuali, Sapienti
Queste le differenti aggettivazioni attribuite al genere femminile del testo originale di Molierè, la penultima delle sue commedie, scritta un anno prima della sua scomparsa, al termine di una lunga e sofferta carriera di commediografo, attore, impresario teatrale. Una commedia dalla partitura farsesca, tipica del teatro di Molière, imperniata nel dissidio tra la consuete pratiche familiari e la prorompente saccenteria dettata dal lento e progressivo incalzare di una nuova pratica anti-convenzionale, ovvero la frenetica presa di coscienza da buona parte delle donne in famiglia di quanto sia affascinante, appagante e per certi versi “impareggiabile status” lo studio in generale, il procacciarsi cultura anche all’interno delle mura domestiche. A prima vista sembrerebbe che l’ Autore voglia privilegiare le ragioni dell’ignoranza contro i feticismi del sapere, ma così non è.
In realtà da questo chiaro esempio di teatro nel teatro non si salva nessuno e nulla.





NOTE DI REGIA

Teatro nel teatro che non si arresta mai.
Un “teatrino” improvvisato, una sorta di scatola magica che scaglia all’esterno per il tempo di una rappresentazione una saga di personaggi quasi onirici, senza tempo, vincitori e vittime dello scontro tra diverse specie e di differente estrazione.
La compagine borghese delle donne saccenti (una sorta di fedeli telespettatrici di alcuni programmi d’oggi) in virtù della discriminante sociale fanno della conoscenza un principio di distinzione snobistica che ricorda molto l’apprendimento enciclopedico, forte nella divulgazione, ma scarso nell’approfondimento.
Paranoia, civetteria, manipolazione, pragmatismo, mistificazione sono alcuni dei “caratteri” impressi nel testo, in costante e aperto dissidio tra convivialità e erudizione, tra impulsi umani e atteggiamenti di casta capaci di tracciare un filo rosso persino di fronte ad una normale storia d’amore. 
L’ elemento farsesco sottolinea come la comicità sia abile nell’esorcizzare anche le malattie sociali più acute, ma allo tesso tempo ci ammonisce e ci invita a riflettere sul dissesto sociale che una distorta coscienza spesso provoca irrimediabilmente, condannando i protagonisti a rientrare nel limbo, in netta contraddizione con le regole che rievocano il genere commedia.







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